07 Mar 2014

Si parla molto di violenza di genere, ma poi? Per fare il punto della situazione sul fenomeno e ragionare sulle conseguenze che provoca anche sul nostro territorio, “Brescia per Passione” ha organizzato un convegno dal titolo “Nemmeno con un fiore”, che si è svolto ieri sera nella sala Piamarta di via San Faustino. L’associazione creata da Laura Castelletti ha da sempre concentrato parte della sua attenzione verso le tematiche femminili, sforzandosi di sensibilizzare e informare l’opinione pubblica e cercando di favorire aiuti concreti alle realtà che se ne occupano, interpretandone i bisogni pratici. A discutere della questione sono state chiamate Mariagrazia Fontana, chirurgo degli Spedali Civili, che presta servizio all’interno del Pronto Soccorso e Piera Stretti, presidente della “Casa delle Donne”, da venticinque anni impegnata nella battaglia a difesa e a tutela delle donne vittime di soprusi.
«Al Civile è attivo un protocollo per accogliere al meglio le donne che chiedono assistenza medica in seguito a una violenza subita, gestire correttamente questi casi richiede una competenza specifica e una formazione adeguata su questo tema», ha esordito la dottoressa Fontana, ricordando che «i soggetti interessati sono chirurghi, ginecologi, medici legali, chi si occupa della profilassi che fa seguito a un abuso sessuale, gli incaricati delle dimissioni, gli operatori della Questura o i carabinieri che raccolgono le denunce». Negli ultimi quattro anni i casi trattati nel nostro principale ospedale sono stati ben 798, il 9,4% riguardanti episodi di violenza sessuale, il 70% circa inerenti a percosse e il restante 20% a maltrattamenti. Per tre volte l’accusa nei confronti del responsabile è stata di tentato omicidio. È AUMENTATO negli anni il numero di donne straniere, diventate circa il 40% del totale, che si rivolgono ai sanitari per ricevere cure appropriate. «Io credo che dipenda dal grosso lavoro che abbiamo svolto con i Comuni e nelle scuole – ha spiegato Fontana – voglio sperare che ciò abbia conferito a molte ragazze e donne straniere una maggior consapevolezza dei loro diritti, se per noi italiane è difficile affrontare un argomento così spigoloso, immaginiamoci cosa possa significare per una donna pakistana, indiana o araba. Differenze culturali profondissime richiederebbero una mediazione culturale, io stessa dovrei essere meglio preparata sul concetto di violenza declinato secondo i loro canoni».
Un tempo si riteneva che la violenza sessuale fosse unicamente praticata da soggetti cosiddetti esterni, mentre spesso si verifica all’interno di un rapporto di coppia. Solamente da poco esiste la consapevolezza diffusa che un amplesso imposto da un marito o da un compagno costituisce un reato e non si tratta di un atto dovuto. Lo ha voluto sottolineare all’inizio del suo intervento Piera Stretti, che attraverso una serie di slide ha presentato un excursus completo sulla violenza di genere nelle sue diverse declinazioni, dalla psicologica all’economica: «Non va confusa con la violenza domestica, una distinzione determinata dalla convenzione di Istanbul, la prima è effettuata contro donne perché ritenute esseri inferiori al proprio servizio, mentre la seconda si verifica all’interno della coppia e vede la donna oggetto di violenza fisica, magari perpetrata dai genitori su figlie minori». Diverso è il semplice conflitto all’interno di una coppia, dove i due partner hanno pari potere contrattuale ed entrambi sono protagonisti di una guerra, che può diventare violenta ed essere portata all’estremo. Le parole chiave per affrontare e vincere questa battaglia di civiltà sono, secondo Stretti, “protocollo e rete”. Le leggi nazionali e la regionale prevedono che gli interventi siano effettuati in modo integrato e in modo condiviso da tutti i soggetti chiamati a operare. LA LEGGE LICENZIATA dal consiglio regionale obbliga alla stipula di un protocollo che abbia come capofila il Comune per accedere ai fondi messi a disposizione, un percorso mai completato a Brescia e necessario secondo Stretti. Manca il sigillo della Loggia, senza il quale gli altri attori coinvolti (mondo socio sanitario, apparati di sicurezza, sistema giudiziario e centro anti violenza) non possono formalizzare la loro sinergia. Nel frattempo è stato inaugurato nel Palazzo di giustizia uno sportello dedicato alle donne vittime di questo odioso genere di crimine: tre operatrici della “Casa delle Donne” mettono volontariamente a disposizione la loro esperienza maturata nella struttura di via San Faustino.
La serata ha anche visto Laura Mantovi offrire alla platea un toccante monologo in cui è elencato il triste, lungo e dolorosissimo elenco delle vittime di femminicidio dell’anno scorso in Italia. L’attrice ha definito la sua performance «un dovere civico e morale, lo recito sognando di non doverlo più fare».

Mauro Zappa
(Fonte articolo: Bresciaoggi.it)
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